A quasi due anni dall’introduzione del brevetto unitario in Unione europea, l’adozione da parte delle piccole e medie imprese e delle università ha superato le aspettative iniziali.
Secondo i dati più recenti dell’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO), il 25,6% di tutti i brevetti europei concessi nel 2024 ha richiesto la protezione unitaria, percentuale che sale al 36,5% per i brevetti detenuti da organizzazioni europee. L’adozione del brevetti europeo unitario ha superato ogni previsione, con l’EPO che ha recentemente raggiunto la soglia delle 50.000 richieste.
L’elevato tasso di adesione da parte delle università e delle PMI testimonia la fiducia nel nuovo sistema e nel Unified Patent Court, l’autorità competente per l’applicazione e la difesa dei brevetti unitari. Al contrario, le grandi imprese mostrano un atteggiamento più cauto, posticipandone l’adesione.
Il brevetto unitario si basa sulla European Patent Convention (EPC): una volta concesso, è possibile richiedere l’“effetto unitario” per gli Stati membri aderenti al sistema, attualmente 18, con altre sette nazioni che potrebbero unirsi nei prossimi anni. A differenza dei brevetti tradizionali, che richiedono specifiche designazioni nazionali e il pagamento di tasse per ogni Stato scelto, il brevetto unitario garantisce automaticamente la protezione nei Paesi firmatari con un’unica tassa.
L’introduzione del brevetto unitario ha l’obiettivo di rendere più accessibile ed economica la protezione della proprietà intellettuale in Europa, incentivando le imprese e i ricercatori a brevettare e commercializzare le proprie innovazioni. Il sistema offre un notevole vantaggio in termini di efficienza e riduzione dei costi, grazie a una gestione centralizzata e all’uso di una sola lingua per l’intero processo.
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