RoBee è il primo umanoide made in Italy a disposizione delle aziende che vogliano tutelare la sicurezza dei lavoratori, affiancando loro per le mansioni altamente ripetitive o pericolose un robot dotato di autonomia di movimento e intelligenza cognitiva. Capacità che lo rendono adatto anche ad altri contesti, come quelli delle strutture sanitarie: sia per limitare l’uso di personale in casi a rischio contagi, sia per interagire con i pazienti in ambito riabilitativo.
RoBee è il frutto della capacità di innovazione tecnologica di Oversonic Robotics, società con base a Besana Brianza, e di uno sviluppo di oltre tre anni di lavorazione e sperimentazione.
RoBee, due anni, quarta iterazione di sviluppo della piattaforma robotica Oversonic, è un robot umanoide alto 1 metro e 70, tra i 65 e i 75 chilogrammi di peso, a seconda della configurazione di utilizzo.
Replica esteticamente e operativamente la struttura meccanica del corpo umano, con 40 giunti mobili e un set completo di sensori che gli consentono di vedere e navigare autonomamente lo spazio circostante.
È dotato di braccia complete di dispositivi di presa, cioè mani e pinze meccaniche che gli permettono di eseguire in maniera efficace semplici gesti come indicare, contare, o afferrare oggetti.
RoBee è autonomo anche sul piano dell’interazione linguistica che è gestita tramite interfaccia vocale, rimuovendo così le barriere tecniche tra umani e macchine, consentendo un’interazione veloce e intuitiva.
La navigazione è affidata a un complesso sistema di videocamere e sensori, che consentono al robot di muoversi agevolmente e in sicurezza in spazi affollati e condivisi con il pubblico. Il sistema di visione, assistito dall’intelligenza artificiale, consente il riconoscimento di persone e oggetti, e la selezione del comportamento più adatto alla situazione.
“Il robot funziona attraverso una batteria che offre un’autonomia di otto ore – spiega Fabio Puglia, presidente e fondatore di Oversonic Robotics. Il suo sistema è gestito da tre potenti computer a bordo, che condividono il carico dei calcoli collaborando anche come sistemi ridondanti di sicurezza. Un ecosistema in cloud fornisce le interfacce di controllo e consente di monitorare gli aggiornamenti in tempo reale sul livello di utilizzo di ogni componente, riducendo così drasticamente i fermi macchina e i possibili malfunzionamenti. Una macchina efficiente e interconnessa: più robot possono infatti collaborare tra loro e collaborare per eseguire un compito comune”.
“La profondissima trasformazione digitale che stiamo vivendo ci ha spinti a lavorare cercando di unire la passione per l’intelligenza emotiva con quella artificiale, poi l’emergenza sanitaria ha fatto il resto – aggiunge Paolo Denti, AD di Oversonic Robotics. Ci siamo chiesti come la robotica potesse aiutare, ad esempio, all’interno di reparti di malattie infettive e di un reparto Covid, dove chi lavora è esposto a un alto rischio di contagio. In questo senso abbiamo pensato a una macchina in grado di sostituire efficacemente le persone non solo sul piano tecnico, ma anche dal punto di vista umano: RoBee infatti interagisce, parla, impara e soprattutto immagazzina le informazioni e le condivide”.
Nei prossimi mesi RoBee sarà oggetto di test all’interno di aziende partner di Oversonic, che lo stanno sperimentando in vista di un successivo inserimento all’interno delle loro strutture. Da marzo è in corso anche una sperimentazione con l’IRCCS romano Santa Lucia: il robot sarà utilizzato sia per valutare gli effetti della sua interazione con i pazienti, sia per alcuni veri e propri test di neuro riabilitazione, cognitivi e motori. Un altro tassello importante.
“Sono aziende di diversi settori, prevalentemente industriale e medicale: pensiamo che questi siano i principali ambiti di applicazione di RoBee – proseguono i fondatori. Verrà sottoposto a tutte le certificazioni del caso, dopo di che sarà un prodotto realmente adattabile alle esigenze del mercato: un prodotto anche personalizzabile, ma da produrre su ampia scala”.