Il 7 novembre scorso, il celebre immunologo e oncologo milanese Alberto Mantovani – Direttore Scientifico di Humanitas e docente di Humanitas University – ha ricevuto il premio AICF (the American-Italian Cancer Foundation, onlus fondata nel 1979 dal professor Umberto Veronesi per sostenere la ricerca e la prevenzione sul cancro) per l’eccellenza scientifica in medicina e per l’importante contributo scientifico nella lotta al cancro.
Il Premio AICF, istituito nel 1984, è tra i più prestigiosi ed è attribuito ogni anno a medici e ricercatori per importanti scoperte in biologia, prevenzione, diagnosi e cura del cancro. Tra gli italiani che ne sono stati insigniti ci sono ad esempio Rita Levi Montalcini, Umberto Veronesi e Gianni Bonadonna, tra gli statunitensi Bert Vogelstein e Peter Vogt.
A Mantovani è stato riconosciuto il merito dell’identificazione di nuove molecole e funzioni e, in particolare, della scoperta del rapporto tra infiammazione e cancro: ha infatti dimostrato che alcune cellule del sistema immunitario, i macrofagi, anziché difenderci dalla malattia come dovrebbero si comportano come “poliziotti corrotti”, aiutandola a crescere e proliferare indisturbata. In generale, l’immunoterapia punta a riattivare le cellule del sistema immunitario che, quando non arrivano a svolgere il compito opposto come nel caso dei macrofagi, di fronte al tumore rimangono comunque come ‘bloccate’, perdendo la propria funzione originaria. “La terapia immunitaria oggi costituisce la quarta strategia di lotta contro il cancro, si affianca a chirurgia, radioterapia e chemioterapia – ha spiegato lo stesso Mantovani – e rappresenta ormai una delle armi che utilizziamo quotidianamente nella lotta contro molti tipi di tumore. È la nuova frontiera da molti punti di vista ed è motivo di grande speranza per chi fa ricerca e per i pazienti”.
“Simbolicamente – ha spiegato allora il professor Mantovani – l’assegnazione a un immunologo di un premio che, da sempre, valorizza gli studi di genetica e genomica del cancro rappresenta un segnale del fatto che il futuro sta nel matrimonio fra questi due mondi. Mi piace pensare che, al di là del fatto che riconosca il mio contributo al progresso delle conoscenze e della cura del cancro, sia una ricompensa anche per tutte le persone, in particolare i giovani, che hanno lavorato accanto a me in questi anni. E, più in generale, sia un riconoscimento per il contributo dell’immunologia italiana alla lotta contro il cancro”.