La task force “Widening” del Parlamento europeo si unisce alle crescenti richieste affinché il prossimo Programma Quadro per la ricerca e l’innovazione dell’UE (FP10) mantenga una struttura autonoma e distinta, invece di essere assorbito da un nuovo Fondo europeo per la competitività.
Il gruppo, composto da eurodeputati ed esperti provenienti da Paesi con una minore capacità di ricerca e innovazione, sottolinea la necessità di mantenere un sostegno mirato e strutturato per evitare un ulteriore ampliamento delle disparità tra gli Stati membri.
La preoccupazione principale riguarda la possibilità che l’FP10 venga integrato nel nascente Fondo per la competitività, uno strumento finanziario generale che la Commissione sta valutando per concentrare il bilancio dell’Unione su innovazione, autonomia strategica e crescita economica. Tuttavia, molti osservatori temono che tale fusione comprometterebbe l’efficacia dei programmi esistenti, in particolare quelli rivolti ai Paesi cosiddetti “Widening”, ovvero meno performanti nel settore della ricerca.
Introdotto nel quadro di Horizon 2020, il concetto di Widening mira a colmare il divario tra le regioni europee in termini di partecipazione e successo nei finanziamenti alla ricerca. Inoltre, uno degli argomenti centrali della discussione è l’impatto marginale ma significativo dei fondi Widening: rappresentano circa il 3% del bilancio di Horizon Europe, ma svolgono un ruolo chiave nel promuovere l’eccellenza scientifica in aree meno sviluppate.
Il dibattito sul futuro della ricerca europea resta aperto, ma appare chiaro che una parte crescente della comunità scientifica e politica è determinata a preservare l’autonomia e l’efficacia del Programma Quadro, affinché nessun Paese resti indietro nell’innovazione.
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