Uno studio scientifico apre alla possibilità di incidere, per la prima volta, su tutta una serie di complicanze frequenti e invalidanti della fase avanzata della malattia di Parkinson come il decadimento cognitivo, i disturbi urinari, le cadute, le ospedalizzazioni e la mortalità. Elementi questi spesso non adeguatamente valutati nella letteratura scientifica disponibile finora, ma di gran peso nella quotidianità di pazienti e familiari.
A condurlo il Centro “Aldo Ravelli” per le Neurotecnologie e le Terapie Neurologiche Innovative dell’Università Statale di Milano presso l’Ospedale Universitario San Paolo di Milano, col supporto del Ministero della Salute e in collaborazione con alcuni dei più prestigiosi enti di ricerca italiani fra i quali la Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta e l’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
La ricerca ha valutato gli effetti a lungo termine della stimolazione cerebrale profonda (meglio nota come Deep Brain Stimulation o DBS) sulle complicanze frequenti e invalidanti della fase avanzata di questa patologia e ha pubblicato i risultati ottenuti su The Journal of Neurological Sciences.
I risultati hanno documentato che i pazienti trattati chirurgicamente presentavano a lungo termine meno disturbi cognitivi di grado lieve, un minor rischio di cadute e di disturbi urinari, e che venivano ricoverati in ospedale meno frequentemente per patologie non correlate alla malattia di Parkinson rispetto ai pazienti trattati con la sola terapia farmacologica.