Lo sta mettendo a punto il team composto dal professor Riccardo Bertacco del Dipartimento di Fisica e dai tre dottorandi Francesca Milesi, Marco Giacometti e Lorenzo Coppadoro.
Il gruppo di ricerca ha dato avvio a una start-up etica con finalità sociali che punta alla validazione della tecnologia sul campo, per arrivare infine alla fase di commercializzazione, anche in partnership con altre aziende del settore biomedicale.
Il progetto, dal nome Tid Mekii (significa “malaria” in ewondo, la lingua bantu parlata nell’area), vuole superare i test diagnostici che gli ospedali africani utilizzano attualmente, test che rendono difficile lo screening e impediscono a molti pazienti di salvarsi. Al momento i dispensari del continente africano si affidano al conteggio, mediante microscopio ottico, dei globuli rossi infettati presenti in una goccia di sangue, un metodo tradizionale che necessita di personale molto esperto e tempistiche lunghe. Tempi che mal si combinano con un contrasto adeguato alla diffusione di questa patologia: solo nel 2016, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono morte di malaria nel mondo 445 mila persone, di cui la maggior parte proprio in Africa.
Nei Paesi sviluppati, invece, ci si affida al riconoscimento genico dei vari ceppi mediante PCR (Polimerase Chain Reaction) o diagnosi molecolare, che evidenzia il DNA del plasmodio, tecnica sofisticata, troppo complessa e costosa, spesso riservata a pochi laboratori.
Tid Mekii, o meglio, “TMek”, è invece un sistema compatto, progettato secondo l’approccio “lab-on-chip”, in cui operazioni complesse sono ingegnerizzate e miniaturizzate su un microchip a basso costo, “usa e getta”, connesso mediante USB a un modulo di lettura elettronico.
In pratica, i globuli rossi infetti e i cristalli di emozoina prodotti dall’infezione malarica vengono attratti su concentratori magnetici realizzati nel chip, mentre i globuli sani sedimentano. La rilevazione di i-RBC (globuli rossi infetti) e HC (cristalli di emozoina) catturati avviene mediante misura della variazione di impedenza elettrica fra elettrodi posti in corrispondenza di ciascun concentratore.
Tra i vantaggi, l’alto livello di sensibilità, la possibilità di identificare tutti i tipi di parassita malarico, la rapidità di esecuzione (meno di 5 minuti), il costo basso (meno di dieci euro), la compatibilità con personale non specializzato.